Processo a Dio 03 del 09.02.1995

PROCESSO A DIO 03 del 09.02.1995

Soggetto: sub-Jacet ossia ciò che sta sotto.

Chiarimmo che il soggetto è un’attività; l’attività di dominare, di mettere sotto. Il fenomeno soggetto è tutta l’attività che ognuno di noi fa per assoggettare le cose. Abbiamo sempre davanti a noi qualcosa che chiamiamo OGGETTO che ci sbarra, ci ostacola il cammino, la via.

Oggetto: ob-jacet. OB vuol dire di traverso, ciò che giace di traverso e mi impedisce di procedere, di proseguire, ma se non procedo, non proseguo. Mi sento povero perché non mi costituisco come soggetto, l’unica cosa è di mettere sotto ogni oggetto che trovo. Tutta Ia stona umana, tutte le vicende umane possono essere ridotte benissimo a questa dialettica di soggetto e oggetto.

Una volta che abbiamo incorporato l’oggetto, abbiamo liberato il passaggio, ritorna Ia dialettica della povertà del soggetto che deve conquistare un altro soggetto ancora. Questa è l’azione del soggetto:

soggettivizzare, cioè mettere sotto. Perché proprio sottoponendo alla propria autorità, al proprio dominio ogni oggetto che si incontra sulla via, ci si sente soddisfatti, contenti, realizzati. Riduco ogni oggettività alla mia soggettività, ml ricostituisco come soggetto.

Ognuno nella propria vita agisce cosi sebbene non in questi termini. L’abbiamo imparato già nelle prime classi, quando spiegavano l’analisi logica come relazione di soggetto, oggetto, predicato. Il soggetto è colui che fa l’azione. L’azione è quella di mettere sotto l’oggetto, di dominarlo. L’oggetto C una ossessione del soggetto, è il limite che l’oggetto impone, è per me un’ossessione, Ia devo superare in ogni momento. Ci sono persone che dicono che se non ci fossero liti od ostacoli Ia vita diverrebbe monotone. Esprimo con questo dire Ia convinzione che il soggetto ha sempre bisogno di un ostacolo, di un oggetto per andare sempre avanti, per arricchirsi di più. Se il soggetto non trovasse più alcun oggetto Si sentirebbe povero.

Questo ê il concetto di soggetto e oggetto.

Secondo me il fine e Ia fine della vita è il riposo e il lavoro che si fa è una pausa fra un riposo e l’altro. Mi feci prete per questo e mi mandarono per dieci anni al villaggio del lavoratore.

Analisi logica: soggetto, predicato, complemento oggetto sono Ia struttura di fondo. Ci hanno detto che i verbi si distinguono in transitivi e intransitivi, che il soggetto compie, fa l’azione e l’oggetto Ia riceve. Ci hanno spiegato che Ia forma passiva non 8 altro che una forma attiva capovolta, non C niente di particolare. Ci hanno Insegnato queste cose: SOGGETTO-OGGETTO ATTIVO-PASSIVO TRANSITIVO-INTRANSITIVO. Come se fossero delle cose di pura logica, giochetti logici. Non ci hanno fatto capire che dietro questi giochetti logici. Si nascondevano i problemi grossi per ognuno di noi Si nascondeva tutta Ia storia del processo umano, questa lotta, questa ossessione dell’oggetto. Ci hanno fatto vedere che erano solo giochetti di mera logica.

“Io mangio una mela.” Come si fa il passivo? “La mela viene mangiata da me”. SEMPLICISSIMO. E diventava un giochetto.

“Io leggo un libro.” Passivo “il libro è letto da me”.

Ma cos’è questa forma passiva? A che serve? Se il soggetto è colui che compie l’azione, come mai nel passivo il soggetto diventa colui che riceve l’azione?

Non è vero che soggetto è solo l’attività di assoggettare, ma soggetto significa anche colui che sta sotto. Non è vero che soggetto fa solo l’azione ma è nella forma passive ma è nella forma passiva colui che riceve un’azione. Ma la forma passiva ce la insegnavano come “prova del nove” per convincerci che la forma attiva è la riuscita.

“lo mangio la Mela”. “La mela è mangiata da me”. Quindi è vero che io mangio la mela, la distruggo, non c’è più. La forma passiva è stata inventata per rassicurare il soggetto sulle sue capacità a distruggere e di mettere tutto al di sotto di lui.

“Vedi che Ia mela non c’è più?”

“Io ho letto un libro”. “Il libro è letto da me”.” Vedi che il libro è finito? Lo puoi mettere da parte”.

La forma passive ripeto è stata inventata per dare la prova al soggetto, all’essere umano, che lui veramente è il dominatore di tutto, che lui veramente assoggetta tutto.

In realtà la forma veramente passive non sarebbe: “La mela è mangiata da me” ma • ” io sono mangiato dalla mela”. Voglio esprimere che è l’oggetto che mi divora, è l’oggetto che mi ossessiona. Io sono convinto di aver mangiato la mela di aver risolto tutti i problemi, invece l’oggetto è ancora là a provocarmi ed ossessionarmi. Non riesco ad andarci mai al di sopra, non ce Ia faccio. Se io mi muovo è perché l’oggetto mi ossessiona. Non è vero che nella forma attiva io assoggetto, metto sotto ai miei piedi tutto quello che mi sta di fronte. Solo con l’imbroglio della forma passiva posso convincermi che domino tutto. In realtà sono dominato, ossessionato dall’oggetto. E non finisce mai questa storia. Dietro a questi giochetti della logica ci sono i drammi umani.

Analisi logica è analisi del sangue delle passioni, non è solo un giochetto.

Esistono verbi intransitivi, quelli che non hanno il complemento oggetto. Io cammino “vuol dire raggiungo un oggetto, una meta. Esistono verbi intransitivi solo per Ia logica. Ma del punto di vista dei significati umani verbi intransitivi non esistono perché c’è sempre un oggetto che mi ossessiona, c’è sempre qualcosa che giace di traverso che diventa per me un ostacolo e non è vero che io domino l’oggetto. Io sono assoggettato dall’oggetto. Chi trionfa è l’oggetto.

Quando ognuno di noi muore, chi trionfa? Io soggetto umano o trionfa l’oggettività della materia che mi riceve?

È quest’ultima che vince.

E se invece sono un credente e dico che dopo Ia morte c’è Dio: io vinco come soggetto o è Ia divinità il tutto che mi riceve a vincere?

Chi trionfa non è il soggetto ma l’oggetto, chi vince non è Ia soggettività ma l’oggettività.

Noi abbiamo l’ossessione dell’oggettività, inseguiamo continuamente l’oggetto ma c’è sempre l’oggettività che mi sbarra Ia strada. Questa oggettività che ml sbarra Ia strade e questo movimento che mi porta verso quest’oggettività o chiamiamo, con termini filosofici, “TRASCENDENZA.

La trascendenza sta net fatto che l’oggettività sta prima di me e starà sempre dopo di me in modo che io possa fare di tutto, sforzarmi per assoggettare tutto, ma renderò sempre conto, mi arrenderò all’oggettività, a questa massa immane che posso chiamare Dio, posso chiamare natura, posso chiamare inconscio, posso chiamare passato. Ma certamente ciò che più conta è quest’oggettività.

Il movimento che porta l’uomo verso questa oggettività si chiama TRASCENDENZA.

Il movimento dell’essere umano verso qualcosa che è già esistente e lui non può far niente per modificare si chiama trascendenza. Questa è la Trascendenza. ogni essere umano è Un essere di trascendenza, è un essere nel tentativo quotidiano che fa di mettere sotto l’oggetto ma in realtà viene sempre messo sotto dall’oggetto, non riesce a dominare nell’oggettività. Perché l’oggettività sta prima di lui e starà dopo di lui. Tutti gli atteggiamenti che vogliono negare la trascendenza, negandola in maniera assoluta, l’ateismo ad esempio, è un atto superficiale che chiamiamo Dio, quest’oggettività che ci trascende.

L’ateo è colui che pensa di fondarsi su sé stesso invece non si fonda su niente. Molto più interessante è l’atteggiamento prometeico di chi combatteva Dio, combatteva I ‘oggettività. Però per combatterla Ia conosceva.

Altro atteggiamento interessante è quello della fede che è resa all’oggettività. L’altro atteggiamento sciocco è quello della religiosità perché attraverso l’uso degli attributi di Dio cerchiamo di addolcirci questo fiele, quest’oggettività; di volgere verso di noi il suo sguardo pietoso, il suo sguardo misericordioso. La religione è uso degli attributi di Dio.

Abbiamo due atteggiamenti superficiali verso Ia trascendenza e sono: da una parte la religione, dall’altra l’ateismo; e due atteggiamenti seri che sono: da una parte quello della fede-resa e dall’altra l’ateismo quest’opporsi, voler combattere ma riconoscere che esiste il movimento delta trascendenza. Ogni essere umano appena ragiona, appena è onesto con sé stesso non può non ammettere la trascendenza.

Ma sono quattro le fondamentali esperienze di trascendenza che facciamo:

TRASCENDENZA DELLA NATURA

TRASCENDENZA DEL PASSATO

TRASCENDENZA DEL DOVERE MORALE

TRASCENDENZA DELL’INCONSCIO CHE Cl PRECEDE

Almeno queste quattro realtà sono trascendenti, non ci possiamo porre davanti a loro ma non possiamo fare nulla per modificare queste quattro realtà che sono il luogo della manifestazione della trascendenza e sono la natura, il dovere originario, il tempo, il passato e l’inconscio; sono le quattro trascendenze contro le quali possiamo combattere ma null’altro perché ci nuotiamo dentro. ci costituiscono. Quando vorremo parlare di ciò che precede l’uomo, che sta aldilà dell’uomo, invece di chiamarlo Dio che C solo un nomignolo, lo chiameremo Ia trascendenza. Un famoso poeta italiano che ha colto molto bene questa trascendenza è Giacomo Leopardi in quella famosa poesia “L’Infinito”. Cosa era questo colic dell’infinito? Dietro Ia casa di G. Leopardi, c’è una piccola collinetta ed al margine di questa una siepe. Per lui chi si siede su questa collinetta vede Ia siepe oltre Ia quale c’è Ia vallata. Questa siepe impedisce Ia vista di questa vallata, Ia fine delta vallata da cui vennero fuori quelle bellissime immagini dell’infinito. “Sempre caro mi hi quest’ermo colte

e questa siepe che da tenta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude Ma sedendo e mirando interminati spazi di là da quella e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante io quell’infinito silenzio a questa voce vo comparando e mi sovvien l’eterno, e le mode stagioni, e Ia presente e vive e il suon di tel. Cosi tra questa immensità s’annega il pensier mio e il naufragar m’è dolce in questo mare.”

Questa sensazione dell’infinito si ricava da uno spazio indefinito, da uno spazio da cui non riesce a cogliere i limiti come Ia sensazione dell’infinito La coglie anche da questo silenzio del passato, trasportato sulle ali del vento che scuote le fronde degli alberi, questo silenzio che non ha fine. Interminati spazi, sovraumani silenzi, profondissima quiete e il cor per poco non si spaura. L’infinito è non cogliere i limiti di questa oggettività, far spaurire il cuore. E questa paura conduce ad effetti diversi. Ad alcuni, può condurre ad effetti nevrotici, ad altri ad effetti psicotici, ad altri attraverso una lunga sofferenza, può condurre a uno stato di convivenza con questa sensazione. Sono sensazioni che ti danno a volte I’ impressione di depersonalizzarti, quasi che Ia tua persona scoppi e non si senti più. E proprio perché è pesante sostenere questo rapporto con l’infinito allora U naufragar in questo mare è dolce.” Annegare Ia coscienza di sé stesso. Queste sono esperienze di trascendenze che stanno net cuore di ogni essere umano. Perché non è vero soltanto che il soggetto è il tentativo di mettere sotto di sé ogni oggetto che trova ma soggetto significa colui che sta sotto, questa ossessione dell’oggettività l’oggettività più grande. più infinita e Ia più pericolosa oggettività dell’infinito e dell’eterno oggeftMtC dell’infinito e dell’eterno che Si coglie attraverso, come dicevo, queste grandi trascendenze che sono Ia nature, il dovere morale. il tempo (soprattutto il passato) e I’ inconscio.

Il rapporto soggetto-oggetto si chiama struttura della trascendenza. Il trascendente è ciò che avanza dopo che ho distrutto l’oggetto. Dopo che il soggetto ha distrutto l’oggetto, ciò che avanza C Ia trascendenza e siccome avanza tutto ancora, il tutto sta ancora lì di fronte. Trascendenza C tutto.

Il non detto è molto più del detto

Leopardi trova pace perché si annulla nell’infinito annulla l’ossessione. È Ia stessa cosa che fanno certi gruppi di cristiani, quelli che stanno sempre con lo Spirito Santo suite labbra. È una specie di annullamento in Dio. Net senso che non potendo sostenere questa resa a Dio (perché la resa è un sostenere non un annullarsi) non potendo sostenere questo stare dinnanzi a Dio con atteggiamento di resa, l’unica cosa che posso fare per superare t’ossessione, lo stato di angoscia è quella di identificarsi con Dio, allora si sentono invasati dallo Spirito Santo, sentono che Dio è sempre con toro, Dio in tasca per risolvere ogni problema. In questo modo risolvono l’angoscia. È una tattica: l’identificazione con t’oggetto che ossessiona. Quando ci si trova dinanzi ad un oggetto persecutorio due sono le possibilità:

o tolgo Ia persecutorietà con a resa cosciente oppure se non riesco a togliere Ia persecutorietà dall’oggetto l’unica cosa che posso fare è identificarmi con l’oggetto persecutorio. Capita a volte quando viene rapito qualcuno che tra sequestrato e carcerieri Si crei una storia d’amore, un’amicizia profonda. È successo che l’unico modo per non avvertire l’angoscia dell’oggetto persecutorio che in questo caso è il carceriere-carnefice, t’unico modo, è identificarsi con l’oggetto tanto da non voler essere più liberato perché Si è talmente identificato con questa persona. Stessa tattica deli’ inquisizione storica o delle polizie di stato dei regimi totalitari. È uno dei modi che si usa per superare l’angoscia dell’oggetto persecutorio, l’identificazione. È un atteggiamento psicotico. La trascendenza è il movimento che porta verso l’infinito. Ma in questo cammino della trascendenza verso l’infinito posso trovare degli oggetti nei quali si rivela questa trascendenza. Una volta che ho superato quell’oggetto si rivelerà in un altro oggetto ancora. Quindi la trascendenza è il movimento che mi porta verso l’infinito.