Dedicata a don Felice

L'evoluzione dei suoi 27 anni in parrocchia... da sacerdote a papa nostrum !

Discorso tenuto in occasione dei 40 anni di sacerdozio

Bari, 30 Giugno 2008

I miei primi 40 anni di ………di “pretura” (dal discorso di don Felice tenuto in occasione del festeggiamento dei suoi 40 anni di sacerdozio.)

  • Sostantivo “prete”;
  • verbo “pretare”;
  • participio futuro “preterò”

è la resistenza del prete che se ne và continuamente come un nomade pellegrino. Perché 40 e non 50: 50 sanno di trionfalismo (e l’unico mio trionfo è quello ironico). 40 anni mi sono più congeniali: per 40 anni il popolo di Israele peregrinò nel deserto prima di arrivare alla terra promessa. I miei 40 anni di “pretura” sono stati l’attraversamento del deserto, un deserto fatto di “stupidità” e di “paure”, salvo alcune eccezioni. Per inciso: lascio a tutti i presenti la possibilità di collocarsi tra quelle “alcune eccezioni”.

Stupidità: è la virtu’ tipica di chi ritiene di poter tenere insieme Dio ed il mondo senza contraddizione alcuna. Lo stupido ritiene di essere furbo, dicendo sì all’uno e all’altro, è contento di questa sua furbata.  Anche a me è capitato, e capita, di voler tenere insieme Dio ed il mondo, ma sento il peso e la sofferenza della contraddizione e cerco di liberarmene.

La paura: è quella di perdere l’appuntamento con la vita e col mondo. Al fondo di questa paura c’è ignoranza profonda, il pauroso non sa che non è lui a possedere la vita, ma è la vita a possedere lui e a mollarlo quando non servirà più a niente.

Stupidità e paura mi hanno reso difficile la realizzazione di quello che intendo come “comunità cristiana”, comunità di “persone”, cioè di individui “maschere” di Dio, attraverso cui risuonano “esigenze eterne” e sofferenti per la condizione di imbrigliamento nella contraddizione tra Dio e il mondo. Gli stupidi hanno voluto fare i furbi e in questa comunità creano semplicemente “maschere” del mondo, cercando di realizzare finalità mondane. I paurosi, invece, rimanevano confinati in una indecisione senza fine. Per questo, a volte, ho cercato di far venire allo scoperto stupidità e paura, con conseguente dileguamento dei portatori di questi due handicap.

Non mi sono sentito offeso per questo; solo la verità può offendermi. Non mi sono nemmeno sentito tradito da chi si è allontanato: chi è andato via ha semplicemente tradito non me, ma la sua vocazione originaria all’Eterno. Ho solo un dispiacere: chi va via si comporta come la zanzara femmina (senza offesa alla donna), che succhia sangue umano per poter produrre uova fertili e così la “madre dell’idiota è sempre incinta”.  Per me, punto da questo tipo di zanzara, solo un po’ di prurito e poi basta; la pratica veniva archiviata. Per concludere, ringrazio tutti gli stupidi e i paurosi che ho incontrato. Li ringrazio perché grazie alle loro stupidità e alle loro paure mi sono liberato da quelle mie e ho ringiovanito sempre più la mia fede che è soprattutto disprezzo (svalutazione) del mondo, cioè delle sue istituzioni, dei suoi saperi, frutto di stupidità e paure, non certamente delle persone. Chi disprezza e svalorizza il mondo è nella fede, perché la fede, prima di essere un corpo di dottrine su Dio, è ironia sul mondo. Chi disprezza il mondo, ama Dio, anche se non lo sa. Su questa barca, che è la mia fede, lascio i marosi della vita e faccio la traversata dei miei ultimi anni, attratto dal vento dell’Eterno.