Teologia 02 del 20.01.1997

Freud diceva che nella religione esiste una nevrosi. La nevrosi è una religiosità individuale. La religione è una nevrosi ossessiva universale. La nevrosi ossessiva è un disturbo della psiche dovuto alla presenza di idee ossessive, idee turbanti, idee che continuamente interferiscono rovinando gli equilibri mentali, creando dei “nodi”. Proprio sciogliendo questi nodi dell’ossessività, il nevrotico ricorre a comportamenti ossessivo-compulsivi.

Questi comportamenti sono dei rituali, non variano mai, altrimenti il comportamento compulsivo non servirebbe più a sciogliere il nodo ossessivo. Il  lavarsi le mani continuamente, per esempio, è legato al bisogno di liberarsi della sporcizia, dell’immondizia che uno sente di avere dentro e l’unica azione che fa, che può fare per liberarsi da questa idea ossessiva è, appunto, l’azione compulsiva del lavarsi. Tali azioni che i nevrotici fanno per liberarsi da questi stati ossessivi non servono proprio a nulla, perché i nodi stanno e rimangono dentro. Si innesca quindi un meccanismo definito “coazione a ripetere”: azioni che si fanno per rituale e sono fini a sé stesse. Freud diceva che le pratiche religiose presentano delle relazioni profondissime con i comportamenti compulsivi.

Quindi se le pratiche religiose hanno le stesse manifestazioni compulsive significa che la religione è una nevrosi. Freud riconosce alla religione un comportamento ossessivo ritualistico. Il comportamento compulsivo esorcizza l’ansietà, la colpevolezza nata da una repressione dei moti pulsionali. Le pulsioni, negli esseri umani, sono delle spinte biologiche che si presentano come rappresentazioni mentali. Questi moti pulsionali dominano l’uomo, che si sente colpevole in quanto la morale sociale condanna tali moti. Anche i riti compiuti all’interno della religione servono solo a togliere l’ansietà ed i sensi di colpa. Nella chiesa ci si pulisce dai moti pulsionali e dai sensi di colpa. Freud stesso però, dopo anni durante i quali affermò tali concetti, dovette ammettere che quando analizzava un nevrotico ossessivo non riusciva più a trovare delle analogie tra pratiche religiose e pratiche ossessivo-compulsive. Strano! La scienza è un processo immane di riduzione della realtà a qualcosa di semplice, quindi da tenere sotto controllo facilmente. Freud tenta allora di mettere insieme varie teorie di eminenti pensatori per cercare di spiegare la nascita del fenomeno religioso. Tale fenomeno è spiegato attraverso il “complesso di Edipo”. Secondo Freud all’inizio c’era l’“orda primitiva”, senza civiltà e senza cultura, in cui c’era il “grande padre” che aveva il dominio su tutto e su tutti e sulle donne, che potevano essere solo sue e che lui negava agli altri maschi. Tali maschi odiavano il grande padre per tutto questo, ma provavano per esso anche una grande invidia, perché egli era capace di mantenere tutto questo. Quindi per loro il padre era un rivale, ma anche un modello da imitare. Per cui lo ammazzano, lo fanno a pezzi e mangiano la sua carne per  impossessarsi della sua forza, perché questa figura è mitica. Il fenomeno del cannibalismo altro non è che un tentativo di possedere la forza del nemico. Quando i cannibali catturano dei nemici, uccidono il capo e mangiano solo alcuni pezzi del suo corpo per impossessarsi della sua forza. Il cannibalismo è un atto rituale. Questo rituale del mangiare assume una periodicità per cui abitualmente avveniva il passaggio dal “mito” al “rito”. Così nasce la religione secondo Freud: una divinizzazione del padre primordiale attraverso il “pasto totemico”. Andare in Chiesa per mangiare il corpo di Cristo è un impossessarsi della sua  forza. Somiglia un po’ al nostro bisogno di andare in Chiesa per chiedere l’una o l’altra cosa di cui abbiamo bisogno. Freud sostiene che l’origine della religione ha qualcosa di grandioso, di unico, smentendo un po’ ciò che ha sostenuto prima. Se la religione è un fenomeno così grande, allo stesso modo grandiosa sarà la causa di tutto questo. Ciò che è importante nelle opere di Freud è l’accusa che fa alla gente sull’uso della religione, così riduttivo, convenientistico, povero. Il nostro compito sarà quello di trasformare la “religione” in “fede”.